Cosa significa inaugurare una biblioteca nell’era digitale e in un tempo in cui la trasmissione dei prodotti intellettuali avviene per molte vie, oltre la lettura e a cui una biblioteca riporta?
Mi sono sempre chiesta, come credo che ognuno di noi se lo sia chiesto, se la multimedialità e la rete rappresentano una concorrenza alternativa al libro. Nonostante ciò, ho sempre creduto che tra un libro cartaceo ed il mondo elettronico vi è sempre una integrazione, nel senso che il cartaceo rappresenta sempre la base del prodotto multimediale.
Eppure, in apparenza, dinanzi a internet il libro sembra essere perdente. Vi chiedo invece di riflettere su questo pensiero.
Inizio con un esempio: un’enciclopedia che raccoglie dati di conoscenza consolidati ha bisogno di aggiornamenti periodici. Ma gli aggiornamenti in cartaceo non possono essere pubblicati se non a intervalli periodici di mesi, a differenza di internet, in cui gli aggiornamenti sono immediati. Già questo può essere visto come aspetto positivo.
Dovremmo piuttosto chiederci se tutto questo fa parte di un processo del sapere o semplicemente di una procedura di informazione.
Il libro nasce con l’invenzione della scrittura. E la scrittura fu, alle sue origini, temuta, come oggi si temono le innovazioni tecnologiche. La scrittura fu infatti una tecnologia, nel significato etimologico e pregnante del termine, cioè un artificio. Ebbene questo artificio si ritenne dovesse causare nell’uomo l’invalidazione di una sua facoltà naturale, su cui aveva ruotato sino ad allora l’universo delle culture dell’oralità, vale a dire la memoria: “potendo fermare gli eventi e i pensieri nella scrittura, la memoria non più esercitata sarebbe svanita”
Eppure la scrittura ha potenziato la memoria, in particolare dopo il 1455, quando Johann Gutenberg inventò la stampa a caratteri mobili.
La scrittura è stata la grande rivoluzione tecnologica dell’umanità nell’ambito dei sistemi di comunicazione e della cultura. La cultura, quale capacità di trasmettere conoscenze e abilità, è sempre in continuo cambiamento, cambiamento delle nostre capacità di apprendimento come del nostro stesso pensiero.
Allo stesso modo le biblioteche non sono più solo luoghi destinati alla conservazione e fruizione dei libri ma sono organismi in continua evoluzione e cambiamento. La quinta legge della Biblioteconomia di S.R. Ranganathan (1931) sostiene infatti che “La biblioteca è un organismo che cresce”.
Questa legge introduce nel sistema lettore-libro i fattori della complessità e del continuo divenire.
Il principio vitale della biblioteca è che «essa è un mezzo al servizio dell’educazione universale, riunisce insieme e distribuisce liberamente tutti gli strumenti dell’educazione e dissemina la conoscenza grazie ad essi».
E’ si un luogo della cultura ma è innanzitutto un luogo di relazioni. Laddove la biblioteca si fa spazio neutro e accogliente rispetto alle richieste, ai bisogni e alle idee dei cittadini, diventa un cardine per la coesione sociale, viene riconosciuta come un bene per l’intera comunità locale ed esprime appieno la sua mission di promozione culturale.
La biblioteca è oggi uno dei luoghi necessari per animare i territori e le comunità,perché può offrire strumenti che contribuiscano a ridurre le disuguaglianze, stimolando un pensiero critico, favorire il dialogo e la produzione culturale.
Una biblioteca è, a mio parere, un incubatore di futuro per le comunità locali solo se riesce ad essere luogo di incontro generativo tra la cultura già data e quella in fermento; il metodo passa attraverso lo sguardo politico sui processi, sulla collaborazione e sulla condivisione che l’associazione Giuseppe Di Vittorio riesce a fare con le sue diverse iniziative, mostre, presentazione di libri.
Ciò che noi stiamo inaugurando oggi non è ancora una biblioteca ma stiamo lavorando per fare in modo che un fondo librario possa diventare una vera biblioteca .
Al momento si tratta di un fondo librario di carattere generale con una sezione specialistica sulla storia dei movimenti sindacali e politici del novecento e dei giorni nostri.
La Biblioteca Portulano nasce all’interno dell’Associazione Giuseppe Di Vittorio di Mesagne con l’intento di promuovere, valorizzare e salvaguardare un patrimonio formato da circa 2800-3000 documenti di cultura generale e di ricerca su base storica con orientamento umanistico e artistico, proveniente da una donazione e che rispecchia la formazione culturale dei proprietari, della preside prof.ssa Maria Luisa Portulano e di suo marito, cittadini che hanno avuto un ruolo nella comunità mesagnese. Nella raccolta è ben evidente il percorso culturale dei nostri protagonisti. Un percorso che va dalla cultura letteraria classica alla cultura del novecento.
L’elemento aggregatore rimane la personalità della prof.ssa M. L. Portulano e di suo marito, il maestro Scoditti. La raccolta è testimone dei loro interessi, attività e relazioni in rapporto al contesto storico e culturale in cui hanno vissuto.
I documenti sono legati da un vincolo che li caratterizza in quanto “insieme” e tali da restituire sia il profilo dei soggetti proprietari che hanno prodotto il fondo librario che momenti della nostra storia culturale.
Il fondo è formato da documenti di natura trasversale: libri, riviste, appunti, carte di studio, foto, ritagli e articoli di giornale, dattiloscritti, articoli, estratti, programmi di convegni, brochure di mostre e eventi vari inserite nei libri, oltre a materiale paratestuale di ogni genere. Molti libri recano annotazioni autografe di possesso o dedica, segni di lettura, glosse marginali.
E’ un fondo che andrebbe studiato e sono certa andrà studiato.
Il nucleo più grosso va dai classici latini e greci ad opere di letteratura italiana del Novecento, in particolare del Decadentismo. Ne è testimone la presenza di quasi tutte le opere di D’annunzio pubblicate da Il vittoriale degli italiani tra il 1936 e gli inizi degli anni quaranta del secolo scorso, ma anche opere del Pascoli, Carducci e tanti altri. Molti gli studi su D’Annunzio che rimandano (sempre che siano stati acquistati dai nostri protagonisti e non invece ereditati dalla famiglia) ad una formazione di natura nazionalista, tutta proiettata verso la bellezza e la gloria, tipica del Vate.
I volumi successivi ci portano verso un avvicinamento a ciò che potrei definire di socialismo marxiano, periodo sicuramente di impegno più politico, sino ad arrivare a testi più moderni che riguardano i temi dell’egualitarismo e dell’ambientalismo.
Un passaggio netto: dalla letteratura alla cultura di impegno collettivo verso un percorso democratico-riformista all’interno del processo di moderniz-zazione che ha caratterizzato la seconda metà del secolo scorso. La seconda metà del Novecento ha consentito a tanti di essere protagonisti delle nuove, imminenti e necessarie battaglie politiche e culturali delle nostre comunità. Sono stati anni importanti per la formazione di una nuova classe dirigente ed intellettuale all’altezza dei compiti storici.
Oltre questi testi si ritorna poi a studi più individuali e specialistici, quasi un divorzio tra la cultura e l’impegno collettivo.
Una raccolta di testi di farmacologia e di storia della medicina che sono serviti, quasi certamente, per gli studi su Epifanio Ferdinando e che hanno portato alle pubblicazioni:
- nel 1999 di “Epifanio Ferdinando : medico, storico, filosofo : Mesagne (1569-1638) : la vita e brani scelti delle sue Centum historiae”,
- nel 2000 de “ Le Centum historiae e la medicina del suo tempo”;
- nel 2001 “La peste”;
- nel 2001 gli atti del 41. Congresso Nazionale di storia della medicina, tenutosi a Mesagne sul tema “Peste e pestilenze, stampa medica, Croce rossa italiana, medicina oggi : Mesagne (Br), 11-12-13-14 ottobre 2001”
sino ad arrivare al 2004 con “De vita proroganda, seu Iuventute conservanda et senectute retardanda : to makrobion”. Tutte opere curate dalla nostra protagonista, M. L. Portulano ed il prof. Elio Distante, pubblicate localmente, tra cui la casa editrice mesagnese “Sulla Rotta del sole” di Pino Giordano.
Ma il fondo raccoglie anche :
- testi sulla storia della musica, molto probabilmente base di studi, per un’altra pubblicazione della preside Portulano: Arnaldo Marangio : una vita per la musica, scritta con la collaborazione di un altro mesagnese di origini latianesi, il maestro Benito Baldari con la cura redazionale del già direttore della biblioteca U. Granafei, il dott. Domenico Urgesi;
- e testi di didattica che riportano direttamente alla professione di Preside e poi riviste di cucina, arredamento, lavori femminili che ci danno uno spaccato della personalità di una donna così colta e poliedrica.
Lo sforzo dell’associazione Giuseppe Di Vittorio è quello di far diventare questo spazio un luogo sociale ove cercare di connettere le storie dei libri e quelle delle persone per rilanciare una produzione culturale collettiva.
Non c’è un confine tra biblioteca e attività dell’associazione ma il servizio che si vuole creare vuole rappresentare uno spazio di pensiero e di confronto che ha lo scopo di rafforzare la capacità di interloquire con tutti gli altri servizi e con la comunità locale, attivando una forma di cura reciproca.
La banca della memoria del resto ha già questo obiettivo, banca della memoria che è parte della biblioteca.
Il servizio a cui pensiamo non vuol essere, quindi, una biblioteca basata su un modello datato, tipico degli anni Settanta, basato sulla relazione, sull’interdipendenza fra acquisizione, conservazione e prestito di libri. Non un modello libro-centrico ma un luogo di supporto alla produzione di conoscenza. Parlare di conoscenza come bene comune, o come «uso civico», come proprietà collettiva, ha più di un significato: significa creare le condizioni perché i saperi taciti, impliciti, non codificati dei contesti locali trovino modo per essere riprodotti, trasmessi, replicati, in sostanza valorizzati.
Un altro oggetto di approfondimento riguarda la relazione fra la dimensione culturale e quella sociale della biblioteca. Far girare le idee ancor prima che i libri. Potrebbe sembrare che tutto ciò snaturi la funzione culturale del servizio. Siamo convinti, invece, che mettere al centro il cittadino e la comunità, la sua cultura, i suoi bisogni informativi e di relazione, non sia in contraddizione con la promozione culturale ma è promozione culturale. Ciò che questo nuovo servizio vuole perseguire è curare l’aspetto culturale e informativo senza perdere d’occhio la sua valenza relazionale, educativa e partecipativa.
Il libro ha un suo portato culturale a cui però si può, o meglio, si deve aggiungere la sua valenza sociale, come quando diventa protagonista nella promozione della lettura per i bambini, in un gruppo di lettura, in un corso di lettura a voce alta, o ancora, in un corso di scrittura creativa, che l’associazione già cura ed organizza da diversi anni.
Un luogo, quindi, dove incontrarsi, scontrarsi e incantarsi, formarsi insieme al cambiamento per costruire ponti tra mondi e generazioni diversi.
Non sarà un luogo da venerare, ma semplicemente un luogo da vivere.
Margherita Rubino – Curatrice della Biblioteca Portulano
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